Qoelet – introduzione –

Libro di Qoelet; NOTA INTRODUTTIVA, Il nome di questo libro e pseudonimo dell’autore deriva dal participio di forma femminile del verbo ebraico cahal, “convocare”, “adunare”. I greci lo tradussero col termine “ecclesiaste”. L’atteggiamento che Qoelet assume di fronte ai quesiti che si pone è di forte critica, col suo freddo e realistico ritornello per cui “tutto è vanità”. La dottrina di Qoelet è sempre imperniata sui principi fondamentali d’Israele: trascendenza di Dio, sua unità, sua giustizia e provvidenza. Qoelet non è un pessimista, ma pensa che l’uomo debba riconoscere la propria insufficienza, non solo a seguire il corso delle vicende e dei fenomeni, ma a comprenderne la natura, poiché tutto è coordinato da Dio nel momento opportuno e nel tempo. L’uomo può giungere ad avere la percezione dell’attimo, ma nell’insieme dei fatti non potrà mai afferrare da cima a fondo quello che Dio fa.

Qoelet – Capitolo 1

[1] Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re a Gerusalemme. [2] Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità: tutto è vanità. [3] Quale guadagno viene all’uomo per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole? [4] Una generazione se ne va e un’altra arriva, ma la terra resta sempre la stessa. [5] Il sole sorge, il sole tramonta e si affretta a tornare là dove rinasce. [6] Il vento va verso sud e piega verso nord. Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento. [7] Tutti i fiumi scorrono verso il mare, eppure il mare non è mai pieno: al luogo dove i fiumi scorrono,continuano a scorrere. [8] Tutte le parole si esauriscono e nessuno è in grado di esprimersi a fondo. Non si sazia l’occhio di guardare né l’orecchio è mai sazio di udire. [9] Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole. [10] C’è forse qualcosa di cui si possa dire: «Ecco, questa è una novità»? Proprio questa è già avvenuta nei secoli che ci hanno preceduto. [11] Nessun ricordo resta degli antichi, ma neppure di coloro che saranno si conserverà memoria presso quelli che verranno in seguito. [12] Io, Qoèlet, fui re d’Israele a Gerusalemme. [13] Mi sono proposto di ricercare ed esplorare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo. Questa è un’occupazione gravosa che Dio ha dato agli uomini, perché vi si affatichino. [14] Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento. [15] Ciò che è storto non si può raddrizzare e quel che manca non si può contare. [16] Pensavo e dicevo fra me: «Ecco, io sono cresciuto e avanzato in sapienza più di quanti regnarono prima di me a Gerusalemme. La mia mente ha curato molto la sapienza e la scienza». [17] Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho capito che anche questo è un correre dietro al vento. [18] Infatti: molta sapienza, molto affanno; chi accresce il sapere aumenta il dolore.

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