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Giuditta
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Libro di Giuditta; NOTA INTRODUTTIVA, Il libro di Giuditta, scritto probabilmente in ebraico o in aramaico, è giunto a noi unicamente nella versione greca e latina. Non è incluso nel canone ebraico, mentre la chiesa lo ha considerato come canonico. In esso sono evidente varie inesattezze storiche; è quindi pensabile che l’autore, pur servendosi di vari elementi storici presi da diverse epoche, abbia voluto scrivere un libro edificante che aiutasse i suoi lettori e i suoi contemporanei a confidare unicamente in Dio, il quale, attraverso la fiducia in Lui riposta da Giuditta, liberò il suo popolo in una situazione umanamente disperata.
Capitolo 1
[1] Nell’anno dodicesimo del regno di Nabucodònosor, che era il re degli Assiri nella grande città di Ninive, Arfacsàd regnava sui Medi a Ecbàtana. [2] Questi edificò intorno a Ecbàtana mura con pietre tagliate della misura di tre cubiti di larghezza e sei cubiti di lunghezza, portando l’altezza del muro a settanta cubiti e la larghezza a cinquanta cubiti. [3] Alle porte della città costruì le torri murali alte cento cubiti e larghe alla base sessanta cubiti; [4] costruì le porte portandole fino all’altezza di settanta cubiti: la larghezza di ciascuna era di quaranta cubiti, per il passaggio del suo esercito e l’uscita in parata dei suoi fanti. [5] In quel tempo il re Nabucodònosor mosse guerra al re Arfacsàd nella grande pianura, cioè nella piana che si trova nel territorio di Ragàu. [6] A fianco di costui si schierarono tutti gli abitanti delle montagne e quelli della zona dell’Eufrate, del Tigri e dell’Idaspe e gli abitanti della pianura soggetta ad Arioc, re degli Elamiti. Così molte genti si trovarono adunate in aiuto dei figli di Cheleùd. [7] Allora Nabucodònosor, re degli Assiri, spedì messaggeri a tutti gli abitanti della Persia e a tutti gli abitanti delle regioni occidentali: a quelli della Cilicia e di Damasco, del Libano e dell’Antilibano, a tutti gli abitanti della fascia litoranea [8] e a quelli che appartenevano alle popolazioni del Carmelo e di Gàlaad, della Galilea superiore e della grande pianura di Èsdrelon, [9] a tutti gli abitanti della Samaria e delle sue città, a quelli che stavano oltre il Giordano fino a Gerusalemme, Batane, Chelus, Kades e al torrente d’Egitto, nonché a Tafni, a Ramesse e a tutto il paese di Gessen, [10] sino alla regione al di sopra di Tanis e Menfi, e a tutti gli abitanti dell’Egitto sino ai confini dell’Etiopia. [11] Ma gli abitanti di tutte queste regioni disprezzarono l’invito di Nabucodònosor, re degli Assiri, e non volevano seguirlo nella guerra, perché non avevano alcun timore di lui, che agli occhi loro era come un uomo qualunque. Essi rimandarono i suoi messaggeri a mani vuote e con disonore. [12] Allora Nabucodònosor si accese di sdegno terribile contro tutte queste regioni e giurò per il suo trono e per il suo regno che si sarebbe vendicato, devastando con la spada i paesi della Cilicia, di Damasco e della Siria, tutte le popolazioni della terra di Moab, gli Ammoniti, tutta la Giudea e tutti gli abitanti dell’Egitto fino al limite dei due mari. [13] Quindi marciò con l’esercito contro il re Arfacsàd nel diciassettesimo anno, e prevalse su di lui in battaglia, travolgendo l’esercito di Arfacsàd con tutta la sua cavalleria e tutti i suoi carri. [14] S’impadronì delle sue città, giunse fino a Ecbàtana e ne espugnò le torri, ne saccheggiò le piazze e ridusse il suo splendore in ludibrio. [15] Poi sorprese Arfacsàd sui monti di Ragàu, lo trafisse con le sue lance e lo tolse di mezzo per sempre. [16] Fece quindi ritorno a Ninive con tutto l’insieme delle sue truppe, che era una moltitudine infinita di guerrieri, e si fermò là, egli e il suo esercito, oziando e banchettando per centoventi giorni.