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2° Libro dei Maccabei
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Secondo libro dei Maccabei; NOTA INTRODUTTIVA, Il nome Maccabeo propriamente appartiene a Giuda; il suo significato è discusso; forse deriva da maqqaba, martello. Questo soprannome era divenuto il nome proprio di Giuda e in seguito esteso a tutta la famiglia di Matatia e ai loro discendenti. I libri dei Maccabei narrano l’insurrezione nazionale e religiosa promossa da una famiglia, e le vicende e il successo di tale iniziativa. La Legge è al centro di tutte le vicende narrate nel primo libro: la lotta non è tanto fra Seleucidi e Amorrei, fra i regni gentili e il regno ebraico, quanto fra osservanti della Legge e dispregiatori di essa. La gloria suprema è morire combattendo per la Legge. Nel secondo libro la lotta e tra il Giudaismo e l’Ellenismo; ogni compromesso conduce alla rovina. La lotta ha il suo campo d’azione sulla terra, ma si conclude nell’aldilà. Entrambi i libri fanno parte dei libri detti “deuterocanonici” perché non accettati nel canone dei libri sacri degli ebrei, mentre per la Chiesa sono Scrittura sacra
Capitolo 1
[1] Ai fratelli Giudei dimoranti in Egitto, salute! I fratelli Giudei che sono a Gerusalemme e nella regione della Giudea augurano una pace sincera. [2] Dio voglia concedervi i suoi benefici e ricordarsi della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe, suoi servi fedeli. [3] Doni a tutti voi un cuore per adorarlo e per compiere i suoi voleri con spirito generoso e animo pronto. [4] Vi apra il cuore alla sua legge e ai suoi precetti e vi conceda pace. [5] Esaudisca le vostre preghiere, si riconcili con voi e vi sia propizio e non vi abbandoni nell’ora dell’avversità. [6] Così ora noi qui preghiamo per voi. [7] Sotto il regno di Demetrio, nell’anno centosessantanove, noi Giudei vi abbiamo scritto: «Nelle calamità e nell’angustia che si è abbattuta su di noi in questi anni, da quando Giasone e i suoi partigiani hanno tradito la terra santa e il regno, [8] incendiando il portale e versando sangue innocente, noi abbiamo pregato il Signore e siamo stati esauditi; abbiamo offerto un sacrificio e del fior di farina, abbiamo acceso le lampade e presentato i pani». [9] Vi scriviamo per esortarvi a celebrare i giorni delle Capanne nel mese di Chisleu. L’anno centoottantotto. [10] I Giudei che sono a Gerusalemme e nella Giudea, il consiglio degli anziani e Giuda, ad Aristòbulo, maestro del re Tolomeo, appartenente alla stirpe dei sacerdoti consacrati con l’unzione, e ai Giudei dell’Egitto salute e prosperità. [11] Da grandi pericoli salvati da Dio, lo ringraziamo molto, in quanto abbiamo potuto schierarci contro il re. [12] In realtà è lui che ha respinto quanti si erano schierati contro la santa città. [13] Infatti il loro capo, recatosi in Persia con il suo esercito creduto invincibile, fu fatto a pezzi nel tempio della dea Nanea, grazie a un tranello tesogli dai sacerdoti di Nanea. [14] Con il pretesto di celebrare le nozze con lei, Antioco con i suoi amici si era recato sul posto per prelevarne le immense ricchezze a titolo di dote. [15] Dopo che i sacerdoti del tempio di Nanea gliele ebbero mostrate, egli entrò con pochi nel recinto sacro e quelli, chiuso il tempio alle spalle di Antioco [16] e aperta una porta segreta nel soffitto, scagliarono pietre e fulminarono il condottiero e i suoi. Poi, fattili a pezzi e tagliate le loro teste, le gettarono a quelli di fuori. [17] In tutto sia benedetto il nostro Dio, che ha consegnato alla morte i sacrileghi.[18] Apprestandoci a celebrare la purificazione del tempio il venticinque di Chisleu, abbiamo creduto necessario darvi qualche spiegazione, perché anche voi celebriate la festa delle Capanne e del fuoco, apparso quando Neemia offrì sacrifici dopo la ricostruzione del tempio e dell’altare. [19] Infatti, quando i nostri padri furono deportati in Persia, i pii sacerdoti di allora, preso il fuoco dall’altare, lo nascosero con cautela nella cavità di un pozzo che aveva il fondo asciutto e là lo misero al sicuro, in modo che il luogo rimanesse ignoto a tutti. [20] Dopo un buon numero di anni, quando piacque a Dio, Neemia, inviato dal re di Persia, mandò i discendenti di quei sacerdoti, che avevano nascosto il fuoco, a farne ricerca; quando però ci riferirono che non avevano trovato il fuoco, ma un’acqua spessa, comandò loro di attingerne e portarne. [21] Poi, quando furono pronte le offerte per i sacrifici, Neemia comandò ai sacerdoti di aspergere con quell’acqua la legna e quanto vi era sopra. [22] Appena questo avvenne e fu trascorso un po’ di tempo, il sole, che prima era coperto da nubi, cominciò a risplendere e si accese un gran rogo, con grande meraviglia di tutti. [23] Mentre il sacrificio veniva consumato, i sacerdoti facevano la preghiera e con loro tutti gli altri: Giònata intonava, gli altri continuavano in coro insieme a Neemia. [24] La preghiera era formulata in questo modo: «Signore, Signore Dio, creatore di tutto, tremendo e potente,giusto e misericordioso, tu solo re e buono, [25] tu solo generoso, tu solo giusto e onnipotente ed eterno, che salvi Israele da ogni male, che hai fatto i nostri padri oggetto di elezione e santificazione, [26] accetta il sacrificio offerto per tutto Israele, tuo popolo, custodisci la tua porzione e santificala. [27] Riunisci i nostri dispersi, libera quelli che sono schiavi in mano alle nazioni, guarda benigno i disprezzati e gli oltraggiati; sappiano così le nazioni che tu sei il nostro Dio. [28] Punisci quelli che ci opprimono e ci ingiuriano con superbia. [29] Trapianta il tuo popolo nel tuo luogo santo, come ha detto Mosè». [30] I sacerdoti a loro volta cantavano inni. [31] Poi, quando le vittime furono consumate, Neemia ordinò che il resto dell’acqua venisse versato sulle pietre più grosse. [32] Fatto questo, si accese una fiamma, la quale tuttavia fu assorbita dal bagliore del fuoco acceso sull’altare. [33] Quando il fatto fu divulgato e al re dei Persiani fu annunciato che, nel luogo dove i sacerdoti deportati avevano nascosto il fuoco, era comparsa acqua, con la quale poi i compagni di Neemia avevano purificato le cose necessarie al sacrificio, [34] il re fece cingere il luogo e lo dichiarò sacro, dopo aver accertato il fatto. [35] Il re ricevette molti doni da quelli che aveva favorito e ne diede loro a sua volta. [36] I compagni di Neemia chiamarono questo liquido neftar, che significa purificazione; ma i più lo chiamano nafta.