Il tuo carrello è attualmente vuoto!
Capitolo 4
[1] Elifaz di Teman prese a dire: [2] «Se uno tenta di parlare, ti sarà gravoso? Ma chi può trattenere le parole? [3] Ecco, sei stato maestro di molti e a mani stanche hai ridato vigore; [4] le tue parole hanno sorretto chi vacillava e le ginocchia che si piegavano hai rafforzato. [5] Ma ora che questo accade a te, ti è gravoso; capita a te e ne sei sconvolto. [6] La tua pietà non era forse la tua fiducia, e la tua condotta integra la tua speranza? [7] Ricordalo: quale innocente è mai perito e quando mai uomini retti furono distrutti? [8] Per quanto io ho visto, chi ara iniquità e semina affanni, li raccoglie. [9] A un soffio di Dio periscono e dallo sfogo della sua ira sono annientati. [10] Ruggisce il leone, urla la belva, e i denti dei leoncelli si frantumano; [11] il leone perisce per mancanza di preda, e i figli della leonessa si disperdono. [12] A me fu recata, furtiva, una parola e il mio orecchio ne percepì il lieve sussurro. [13] Negli incubi delle visioni notturne, quando il torpore grava sugli uomini, [14] terrore mi prese e spavento, che tutte le ossa mi fece tremare; [15] un vento mi passò sulla faccia,sulla pelle mi si drizzarono i peli. [16] Stava là uno, ma non ne riconobbi l’aspetto, una figura era davanti ai miei occhi. Poi udii una voce sommessa: [17] “Può l’uomo essere più retto di Dio, o il mortale più puro del suo creatore? [18] Ecco, dei suoi servi egli non si fida e nei suoi angeli trova difetti, [19] quanto più in coloro che abitano case di fango, che nella polvere hanno il loro fondamento! Come tarlo sono schiacciati, [20] sono annientati fra il mattino e la sera, senza che nessuno ci badi, periscono per sempre. [21] Non viene forse strappata la corda della loro tenda, sicché essi muoiono, ma senza sapienza?”.