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Neemia
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Libro di Neemia; NOTA INTRODUTTIVA, I libri di Esdra e Neemia presero il nome da due illustri protagonisti della storia che narrano: Esdra, sacerdote, e Neemia, prefetto del re dei persiani. Essi formano un’unità letteraria e come tali furono considerati nella bibbia ebraica. La divisione in due libri si trova per la prima volta in un manoscritto ebraico del 1448. L’argomento dell’opera è la riorganizzazione politica e religiosa della teocrazia d’Israele dopo il ritorno dall’esilio. A questo però l’autore aggiunge la narrazione della ricostruzione del Tempio di Gerusalemme per illustrare la provvidenza di Dio e la sua fedeltà nel compiere quanto aveva promesso. Il popolo eletto ritorna nella sua terra, che però non gli appartiene più politicamente, con l’unico patrimonio veramente suo e inalienabile: la Legge di Dio. La Legge diviene l’oggetto delle meditazioni e delle ricerche morali; lentamente il popolo si orienta verso la ricerca della santità, mettendo da parte la riconquista della indipendenza politica. Attorno a questa impostazione spirituale sorgono nel popolo di Dio alcune istituzioni destinate a favorirla: le Sinagoghe, dove viene letta e commentata la Legge; la categoria degli Scribi, consacrata allo studio e all’approfondimento meditativo della Legge; il consiglio del Sinedrio, che durante la dominazione greca costituì l’autorità spirituale e giuridica centrale.
Capitolo 1
[1] Parole di Neemia, figlio di Acalia. Nel mese di Chisleu dell’anno ventesimo, mentre ero nella cittadella di Susa, [2] Anàni, uno dei miei fratelli, e alcuni altri uomini arrivarono dalla Giudea. Li interrogai riguardo ai Giudei, i superstiti che erano scampati alla deportazione, e riguardo a Gerusalemme. [3] Essi mi dissero: «I superstiti che sono scampati alla deportazione sono là, nella provincia, in grande miseria e desolazione; le mura di Gerusalemme sono devastate e le sue porte consumate dal fuoco». [4] Udite queste parole, mi sedetti e piansi; feci lutto per parecchi giorni, digiunando e pregando davanti al Dio del cielo. [5] E dissi: «O Signore, Dio del cielo, Dio grande e tremendo, che mantieni l’alleanza e la fedeltà con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandi, [6] sia il tuo orecchio attento, i tuoi occhi aperti per ascoltare la preghiera del tuo servo; io prego ora davanti a te giorno e notte per gli Israeliti, tuoi servi, confessando i peccati che noi Israeliti abbiamo commesso contro di te; anch’io e la casa di mio padre abbiamo peccato. [7] Abbiamo gravemente peccato contro di te e non abbiamo osservato i comandi, le leggi e le norme che tu hai dato a Mosè, tuo servo. [8] Ricòrdati della parola che hai affidato a Mosè, tuo servo: “Se sarete infedeli, io vi disperderò fra i popoli; [9] ma se tornerete a me e osserverete i miei comandi e li eseguirete, anche se i vostri esiliati si trovassero all’estremità dell’orizzonte, io di là li raccoglierò e li ricondurrò al luogo che ho scelto per farvi dimorare il mio nome”. [10] Ora questi sono tuoi servi e tuo popolo, che hai redento con la tua grande forza e con la tua mano potente. [11] O Signore, sia il tuo orecchio attento alla preghiera del tuo servo e alla preghiera dei tuoi servi, che desiderano temere il tuo nome; concedi oggi buon successo al tuo servo e fa’ che trovi compassione presso quest’uomo». Io allora ero coppiere del re.