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[1] Davvero vani per natura tutti gli uomini che vivevano nell’ignoranza di Dio, e dai beni visibili non furono capaci di riconoscere colui che è, né, esaminandone le opere, riconobbero l’artefice. [2] Ma o il fuoco o il vento o l’aria veloce, la volta stellata o l’acqua impetuosa o le luci del cielo essi considerarono come dèi, reggitori del mondo. [3] Se, affascinati dalla loro bellezza, li hanno presi per dèi, pensino quanto è superiore il loro sovrano, perché li ha creati colui che è principio e autore della bellezza. [4] Se sono colpiti da stupore per la loro potenza ed energia, pensino da ciò quanto è più potente colui che li ha formati. [5] Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore.[6] Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero, perché essi facilmente s’ingannano cercando Dio e volendolo trovare. [7] Vivendo in mezzo alle sue opere, ricercano con cura e si lasciano prendere dall’apparenza perché le cose viste sono belle. [8] Neppure costoro però sono scusabili, [9] perché, se sono riusciti a conoscere tanto da poter esplorare il mondo, come mai non ne hanno trovato più facilmente il sovrano? [10] Infelici anche coloro le cui speranze sono in cose morte e che chiamarono dèi le opere di mani d’uomo, oro e argento, lavorati con arte, e immagini di animali, oppure una pietra inutile, opera di mano antica. [11] Ecco un falegname: dopo aver segato un albero maneggevole, ha tagliato facilmente tutta la corteccia intorno e, avendolo lavorato abilmente, ha preparato un oggetto utile alle necessità della vita; [12] raccolti poi gli avanzi del suo lavoro, li consuma per prepararsi il cibo e saziarsi. [13] Quanto avanza ancora, buono proprio a nulla, legno contorto e pieno di nodi, lo prende e lo scolpisce per occupare il tempo libero; con l’abilità dei momenti di riposo gli dà una forma,lo fa simile a un’immagine umana [14] oppure a quella di un animale spregevole. Lo vernicia con minio, ne colora di rosso la superficie e ricopre con la vernice ogni sua macchia; [15] quindi, preparatagli una degna dimora, lo colloca sul muro, fissandolo con un chiodo. [16] Provvede perché non cada, ben sapendo che non è in grado di aiutarsi da sé; infatti è solo un’immagine e ha bisogno di aiuto. [17] Quando prega per i suoi beni, per le nozze e per i figli, non si vergogna di parlare a quell’oggetto inanimato, e per la sua salute invoca un essere debole, [18] per la sua vita prega una cosa morta, per un aiuto supplica un essere inetto, per il suo viaggio uno che non può usare i suoi piedi; [19] per un guadagno, un lavoro e un successo negli affari, chiede abilità a uno che è il più inabile con le mani.